FESTA DELL’UVA “SASLA’ ” 2-3
SETTEMBRE 2017
A nome del Consiglio Direttivo dell’Associazione Terre di
Jacopino, e mio personale, ringrazio sentitamente tutti coloro
che hanno contribuito alla realizzazione della festa.
Come prima iniziativa dedicata all’uva Saslà possiamo ritenerci
soddisfatti della partecipazione e dell’interesse suscitato da
questa iniziativa realizzata per valorizzare un’uva che in
Francia considerano “il caviale della frutta”.
La buona riuscita della manifestazione è stata possibile grazie
all’impegno collettivo e armonioso delle associazioni, alla
disponibilità e alla bravura degli insegnanti e degli allievi
dell’Istituto Scappi e alla partecipazione di tanti
volontari che si sono messi a disposizione.
Un ringraziamento particolare va anche alla Parrocchia che ci ha
messo a disposizione un luogo e degli spazi molto suggestivi che
hanno reso la festa davvero speciale.
Il Presidente Luigi Vezzalini
SINTESI DEL CONVEGNO DI SABATO
2 SETTEMBRE:
"L’UVA SASLA’ (CHASSELAS) IN VALSAMOGGIA"
Una storia da ricordare o un’eccellenza da rilanciare?
Il convegno è stato aperto dalla presidente del Municipio di
Castello di Serravalle Ivonne Morandini, che ha
ringraziato i promotori dell’iniziativa e tutti coloro che sono
impegnati nella realizzazione della festa ed ha espresso
l’auspicio che questa iniziativa sia solo la prima di un
percorso di valorizzazione di una eccellenza del nostro
territorio che stiamo riscoprendo.
Il primo intervento è stato effettuato dal presidente
dell’Associazione culturale Terre di Jacopino, Luigi
Vezzalini, che ha illustrato gli aspetti storici della
coltivazione del Saslà in Valsamoggia, facendo riferimento ad
una pubblicazione del 1938 sulle uve da tavola coltivate sulle
colline bazzanesi.
In questa zona la coltivazione inizia dopo il 1888, si diffonde
rapidamente e nel primo decennio del 900 già si esportava il
Saslà in Germania e in Austria. Nel 1937 le superfici coltivate
a Saslà erano di oltre 40 Ha nel solo Municipio di Castello di
Serravalle. La coltivazione e la commercializzazione sono
continuate fino ai primo anni sessanta, quando è stata
soppiantata dall’arrivo delle uve da tavola a chicchi grossi e
apireni.
Intorno al Saslà si era sviluppata una vera e propria filiera
che coinvolgeva diverse persone : i vendemmiatori, le
“sgiurinatrici” (donne che pulivano i grappoli con le forbici )
addetti al confezionamento delle cassettine, intermediari e
commercianti.
Attualmente rimangono solo tre o quattro piccoli vigneti
coltivati e qualche filare presso alcune aziende vitivinicole o
qualche privato non agricoltore e da qui si vuole ripartire per
valorizzare il Saslà della Valle Samoggia e del Lavino.
Il secondo intervento è stato fatto da Stefano Ognibene,
socio di Terre di Jacopino, che ha presentato la coltivazione
del Chasselas in Francia a Moissac. Un gruppo di soci si è
recato in Francia lo scorso anno, in settembre, per partecipare
al primo “Festival della Storia” di Cahors, gemellata con
Bologna, e in quell’occasione si è recato anche a Moissac dove
si svolgeva la festa del Chasselas intorno alla bellissima
Abbazia. Osservando gli stand che esponevano e vendevano il
prodotto fresco o l’uva trasformata in succhi, confetture, dolci
e prodotti cosmetici e visitando la bellissima esposizione di
cassettine di uva, confezionate artisticamente, si è capito
quanta importanza venga data a questo prodotto. Il Chasselas in
Francia è coltivato come uva da tavola nella regione del Midi
Pirenei ed è tutelato dal
marchio di qualità europeo AOC ( che corrisponde alla nostra
DOP) e i prezzi che spunta sui mercati vanno da un minimo di €
2,60 a un massimo di oltre € 3,00. In Italia abbiamo prezzi un
po’ più bassi ma sufficientemente alti per rendere interessante
questa coltivazione.
L’intervento si è concluso con la presentazione di un breve
filmato dove si evidenziano tanti aspetti che accomunano le loro
tecniche di coltivazione e preparazione commerciale del
Chasselas a quelle che si usavano , e si usano ancora, in
Valsamoggia.
Il terzo intervento è stato curato da Annamaria Manfredini,
produttrice. Possiede una vigna di oltre 20 anni con viti
ottenute da barbatelle innestate con cloni provenienti da un
vecchio vigneto ritenuto di ottima qualità. Con la potatura a
spoletto si cerca di ottenere grappoli ben conformati, non
troppo compatti, in modo da dare ai frutti una maggiore
fragranza. Durante l’anno viene prestata particolare attenzione
alle cure colturali e la raccolta viene fatta scalare prendendo
di volta in volta i grappoli maturi (quando gli acini controluce
si presentano quasi trasparenti). Il confezionamento avviene in
cassettine di cartone e la vendita in parte a casa, direttamente
ai clienti, e in parte al mercato generale di Bologna. Parte del
prodotto viene trasformato, con buoni risultati, in aceto balsamico.
Il quarto intervento, a cura di Pino Zappalà, fiduciario
Slow Food della condotta Samoggia e Lavino ha evidenziato la
possibilità di inserire il Saslà (Chasselas) coltivato in queste
due vallate nel paniere dell’Arca del gusto. Le motivazioni sono
diverse: è un prodotto di qualità profondamente legato al
proprio territorio, che ha una storia ancora viva nella
popolazione locale e che può essere nuovamente considerato come
una opportunità per le piccole aziende, che ancora lo coltivano
o hanno intenzione di farlo. La domanda è stata inoltrata e tra
qualche mese dovremmo avere la risposta.
Causa problemi di forza maggiore, non è stato effettuato
l’intervento a cura del GAL Appennino Bolognese, ma il direttore
ci ha assicurato che si farà un incontro per valutare la
possibilità di predisporre un progetto che possa rientrare nel
piano operativo del Gal stesso.
Le conclusioni sono state affidate all’assessore Federica
Govoni che ha assicurato l’interesse dell’Amministrazione
comunale per questo prodotto di nicchia che, anche con piccoli
numeri, può rappresentare una opportunità interessante per il
nostro territorio e va ad aggiungersi alle altre eccellenze
locali che possono diventare il volano per la valorizzazione
turistica di Valsamoggia.
S.Apollinare/Castello di Serravalle Valsamoggia
2 settembre 2017
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